Statistics Explained

Archive:Nacionālie konti un IKP

Revision as of 13:32, 9 January 2020 by EXT-A-Redpath (talk | contribs) (update for 2019)


Dati estratti ad agosto 2019.

Prossimo aggiornamento della scheda: novembre 2020.

<highlight>

Crescita del Pil nel 2018 per il sesto anno consecutivo nell'UE-28 e per il quinto anno di seguito nell'area dell'euro.

Sviluppi strutturali divergenti nell'UE-28 durante l'ultimo decennio: in calo la quota del settore delle costruzioni sul totale del valore aggiunto, in crescita quella dei servizi alle imprese.

Nel 2018 l'economia dell'UE-28 ha registrato il quinto incremento annuo consecutivo degli investimenti.

[[File:National_accounts_and_GDP-interactive_FP2019-IT.XLSX]]

Crescita del Pil reale, 2008-2018

I conti nazionali sono alla base di numerosi indicatori economici molto noti, presentati in questa scheda. Il prodotto interno lordo (Pil) è il parametro più frequentemente utilizzato per stimare le dimensioni globali di un'economia, mentre indicatori derivati quali il Pil per abitante (pro capite) — ad esempio in euro o nel valore rettificato per tenere conto delle differenze tra i livelli dei prezzi ossia espresso in standard di potere d'acquisto (SPA) — sono ampiamente impiegati per comparare i tenori di vita o per monitorare il processo di convergenza o di divergenza economica nell'ambito dell'Unione europea (UE).

La definizione di specifiche componenti del Pil e l'elaborazione dei connessi indicatori, ad esempio per la produzione economica, le importazioni e le esportazioni, i consumi interni (privati e pubblici) o gli investimenti, in aggiunta ai dati sulla distribuzione del reddito e sul risparmio, possono fornire inoltre indicazioni preziose sulle principali forze trainanti dell'attività economica e possono quindi fungere da base per la concezione, il monitoraggio e la valutazione di specifiche politiche dell'Unione. </ highlight>

Full article

Andamento del Pil nell'UE-28: in crescita dal 2013

La crisi economica e finanziaria mondiale ha determinato nel 2009 una grave recessione nell'UE-28 (cfr. grafico 1), cui ha fatto seguito una ripresa nel 2010. La crisi ha avuto inizio prima in Giappone e negli Stati Uniti con tassi di variazione annui del Pil di segno negativo (in termini reali) già registrati nel 2008, che sono andati peggiorando nel 2009 per poi risalire nel 2010. Per contro, la produzione economica in Cina (includendo Hong Kong) ha continuato a crescere durante la crisi a ritmo sostenuto (intorno al 10 % ogni anno), mostrando un certo rallentamento negli anni successivi ma restando di gran lunga superiore a quella di tutte le altre economie rappresentate nel grafico 1.

I segni della crisi erano già visibili nell'UE-28 nel 2008 quando si è registrata una consistente contrazione del tasso di crescita del Pil, seguita nel 2009 da un calo del Pil reale del 4,3 %. La ripresa nell'UE-28 ha determinato un aumento dell'indice del Pil (basato su valori concatenati in volume) pari al 2,1 % nel 2010, cui ha fatto seguito un'ulteriore crescita dell'1,7 % nel 2011. Successivamente, il Pil ha subito una contrazione dello 0,4 % nel 2012, prima di registrare variazioni positive e progressivamente più ampie nel 2013 (0,3 %), nel 2014 (1,8 %) e nel 2015 (2,3 %). Dal 2015 in poi la crescita è stata relativamente stabile, compresa ogni anno tra il 2,0 % e il 2,5 % fino al 2018.

Nell'area dell'euro (AE-19) i corrispondenti tassi di variazione sono stati molto simili a quelli registrati nell'UE-28 fino al 2011, mentre la contrazione rilevata nel 2012 è stata più marcata (-0,9 %) rispetto a quella osservata nell'UE-28 e si è mantenuta nel 2013 (-0,2 %). Durante il periodo dal 2014 al 2018, la crescita del Pil reale nell'area dell'euro è stata leggermente più debole di quella dell'intera UE-28.

Grafico 1 - Tasso di variazione del Pil reale 2008-2018
(variazione % rispetto all'anno precedente)
Fonte: Eurostat (naida_10_gdp)

Nell'UE la crescita del Pil reale si è presentata molto variegata sia nel tempo sia tra gli Stati membri dell'UE (cfr. tavola 1). Dopo una contrazione nel 2009 in tutti gli Stati membri dell'UE ad eccezione della Polonia, la crescita economica è ripresa in 23 Stati membri nel 2010 (il Pil è rimasto invariato in Spagna), mentre nel 2011 si è registrata una crescita in 24 Stati membri. Questa tendenza si è tuttavia modificata nel 2012, quando metà (14) degli Stati membri ha registrato un'espansione economica, mentre non vi sono stati cambiamenti nel livello di attività economica in Bulgaria e si è manifestato un calo della produzione nei restanti Stati membri. Successivamente, la maggioranza degli Stati membri ha registrato ancora valori di crescita, giungendo a comprendere 17 paesi con un tasso di variazione positivo nel 2013, numero che è salito a 25 nel 2014 e a 27 nel 2015 e nel 2016, mentre tutti i 28 Stati membri hanno registrato variazioni di segno positivo nel 2017 (per la prima volta dal 2007) e nel 2018. La Grecia è l'unico Stato membro a riportare un tasso di variazione negativo nel 2015 e nel 2016, registrando decrementi rispettivamente dello 0,4 % e dello 0,2 %, dopo una crescita pari allo 0,7 % nel 2014 e sei successive flessioni della produzione economica negli anni tra il 2008 e il 2013.

Tavola 1 - Tasso di variazione del Pil reale, 2008-2018
Fonte: Eurostat (naida_10_gdp)

Nel 2018 i tassi di crescita annui più elevati per il Pil reale sono stati registrati in Irlanda (8,2 %) e a Malta (6,7 %), mentre quelli più bassi sono stati osservati in Finlandia e in Francia (entrambi pari all'1,7%), Danimarca (1,5 %), Germania, Regno Unito e Belgio (tutti pari all'1,4 %) e in Italia (0,9 %).

Crescita media annua del Pil durante l'ultimo decennio dell'1,0 % nell'UE-28 e dello 0,8 % nell'area dell'euro

La Polonia ha costantemente registrato tassi di crescita positivi per l'intero periodo preso in considerazione nella tavola 1, così come l'Albania, il Kosovo [1] (dati relativi al periodo dal 2008 al 2017) e la Cina (dati relativi al periodo dal 2008 al 2016) tra i paesi terzi elencati nella tavola. Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Francia, Lituania, Malta, Slovacchia e Regno Unito hanno registrato nel 2018 un tasso di variazione annuo positivo per il nono anno consecutivo. Lo stesso è avvenuto in Norvegia, Svizzera e negli Stati Uniti, mentre la Turchia ha registrato nel 2017 una variazione annua di segno positivo per l'ottava volta consecutiva.

Le conseguenze della crisi economica e finanziaria mondiale hanno inciso pesantemente sui risultati globali delle economie degli Stati membri dell'UE se analizzati in base al loro andamento sull'intero arco dell'ultimo decennio. I tassi di crescita medi annui dell'UE-28 e dell'area dell'euro (AE-19) tra il 2008 e il 2018 sono stati rispettivamente pari all'1,0 % e allo 0,8 % (cfr. tavola 1). La crescita più elevata tra gli Stati membri, secondo tale parametro, è stata registrata dall'Irlanda (crescita media annua del 5,0 %), seguita da Malta (4,8 %) e Polonia (3,4 %). Per contro, in Grecia, Italia e Croazia l'andamento complessivo del Pil reale nel periodo compreso tra il 2008 e il 2018 è stato negativo.

In termini di SPA nel 2018 la Germania rappresentava un quinto del Pil dell'UE-28'

Per operare confronti tra i paesi sono spesso utilizzati dati espressi in standard di potere d'acquisto (SPA), ossia in valori rettificati per tenere conto delle differenze tra i livelli dei prezzi nei vari paesi. Da notare che i dati forniti nei grafici 2 e 3 e nella tavola 2 sono espressi in prezzi correnti e non vanno pertanto utilizzati per calcolare tassi di variazione a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio e dell'inflazione.

Nel 2018 il Pil dell'UE-28 ha raggiunto il valore di 15 900 miliardi di SPA — per l'UE-28 una unità di SPA equivale a 1 EUR — superando in questi termini il dato degli Stati Uniti durante ognuno degli anni del periodo compreso tra il 2008 e il 2018 (come illustrato nel grafico 2) [2]. È interessante constatare come la Cina, che registrava tradizionalmente un livello di produzione economica inferiore rispetto sia all'UE-28 sia agli Stati Uniti, abbia visto mutare tale situazione per effetto della rapida trasformazione e della continua espansione che hanno caratterizzato l'economia di quel paese. Nel 2013 il Pil della Cina espresso in SPA ha eguagliato per la prima volta il livello registrato negli Stati Uniti e nel 2015 la produzione economica cinese ha raggiunto un livello superiore al dato registrato nell'UE-28 (una situazione che da allora non è cambiata).

Grafico 2 - Pil a prezzi correnti di mercato, 2008-2018
(miliardi di SPA)
Fonte: Eurostat (prc_ppp_ind)

L'area dell'euro rappresentava il 70,5 % del Pil dell'UE-28 nel 2018 (se misurato in termini di SPA), con un calo rispetto al 72,2 % registrato nel 2008. Nel 2018 la somma delle cinque più grandi economie dell'UE (Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna) rappresentava poco meno dei due terzi (66,4 %) del Pil dell'UE-28, una quota inferiore di 1,5 punti percentuali a quella rilevata un decennio prima (nel 2008). Nel 2018 la sola Germania rappresentava il 19,9 % del Pil dell'UE-28, con un aumento rispetto al 18,9 % del 2008.

Nel 2018 il Pil per abitante nell'UE-28 era in media pari a 30 900 EUR

Ai fini dell'analisi del tenore di vita è più opportuno ricorrere al Pil per abitante, ovvero al dato rettificato per tenere conto delle dimensioni di un'economia in termini di popolazione. Nel 2018 il Pil medio per abitante dell'UE-28 (a prezzi correnti) risultava equivalente a 30 900 EUR. I valori espressi in SPA sono stati rettificati per tenere conto dei differenziali dei livelli dei prezzi da un paese all'altro. La posizione relativa dei singoli paesi può essere determinata sulla base di un confronto rispetto alla media UE-28, ponendo tale valore uguale a 100 (cfr. la metà destra della tavola 2). Secondo tale criterio, il valore più elevato tra gli Stati membri dell'UE è registrato per il Lussemburgo, il cui Pil per abitante in SPA era superiore alla media dell'UE-28 nel 2018 di circa 2,5 volte (il che si spiega, in parte, con l'elevata percentuale di lavoratori frontalieri provenienti da Belgio, Francia e Germania). Per contro, in Bulgaria il Pil per abitante espresso in SPA era pari alla metà della media UE-28.

Tavola 2 - Pil a prezzi correnti di mercato, 2008 e 2016-2018
Fonte: Eurostat (prc_ppp_ind)

L'andamento dei dati in SPA nell'ultimo decennio è indicativo di una qualche convergenza tra i tenori di vita. Gli Stati membri che hanno aderito all'Unione nel 2004, nel 2007 o nel 2013 hanno in gran parte lasciato una posizione in qualche modo inferiore alla media UE-28 nel 2008 per avvicinarsi alla media UE-28 nel 2018, nonostante qualche battuta d'arresto nel corso della crisi economica e finanziaria mondiale. Croazia, Slovenia e Cipro hanno rappresentato delle eccezioni: la Croazia ha mantenuto la stessa distanza dalla media dell'UE-28 durante questo periodo, mentre la Slovenia è scesa ulteriormente al di sotto della media UE-28 (così come Grecia e Portogallo tra gli Stati membri UE-15) — cfr. grafico 3 — e Cipro è passato da un livello superiore alla media dell'UE-28 a un valore al di sotto di essa (allo stesso modo di Italia e Spagna tra gli Stati membri UE-15). Sebbene paesi come Irlanda, Germania, Austria, Danimarca e Belgio si siano ulteriormente scostati dalla media UE-28, da un confronto tra la situazione registrata nel 2018 e quella del 2008 emerge che i restanti Stati membri UE-15, ovvero Paesi Bassi, Finlandia, Lussemburgo, Regno Unito, Svezia e Francia, sono scesi da una posizione superiore alla media UE-28 nel 2008 ad una posizione più prossima (sebbene ancora superiore) alla media UE-28 nel 2018.

Grafico 3 - Pil pro capite a prezzi correnti di mercato, 2008 e 2018
(UE-28 = 100; sulla base di SPA per abitante)
Fonte: Eurostat (prc_ppp_ind)

Valore aggiunto lordo nell'UE per attività economica

Nel 2018 circa i tre quarti del valore aggiunto lordo totale dell'UE-28 sono stati generati nel settore dei servizi

Analizzando il Pil nell'ottica della produzione, la tavola 3 fornisce un'indicazione dell'importanza relativa di 10 voci di attività (stabilite in base alla classificazione NACE Rev. 2) in termini di contributo al totale del valore aggiunto lordo ai prezzi base correnti. Tra il 2008 e il 2018, la quota delle attività manifatturiere sul valore aggiunto nell'UE-28 è diminuita di 0,3 punti percentuali, scendendo al 19,5 %, e si è mantenuta di poco superiore alla quota delle attività di distribuzione, trasporti, servizi di alloggio e di ristorazione, il cui dato rispetto al valore aggiunto lordo totale nel 2018 è rimasto identico a quello del 2008 (19,1 %). Al contrario è cresciuta di 0,4 punti percentuali, fino a raggiungere il 18,5 % nel 2018, la quota sul totale del valore aggiunto delle attività di amministrazione pubblica, difesa, istruzione, sanità e assistenza sociale. Seguono come attività più rilevanti nel 2018 — se raffrontate in base al valore aggiunto lordo — i servizi professionali, scientifici, tecnici, amministrativi e di supporto (in appresso "servizi alle imprese") (11,2 %, con un incremento di 0,9 punti tra il 2008 e il 2018), le attività immobiliari (11,1 %, in calo di 0,1 punti percentuali) seguite dalle costruzioni (5,6 %, -0,8 punti), dai servizi di informazione e comunicazione (5,1 %, +0,2 punti) e dai servizi finanziari e assicurativi (4,8 %, in calo di 0,4 punti). I contributi meno significativi sono venuti dalle attività artistiche, di intrattenimento e altri servizi (3,4 %, quota invariata), nonché da agricoltura, silvicoltura e pesca (1,6 %, in calo di 0,1 punti).

Tavola 3 - Valore aggiunto lordo ai prezzi base correnti, 2008 e 2018
(quota % del valore aggiunto lordo totale)
Fonte: Eurostat (nama_10_a10)

Il contributo dei servizi al totale del valore aggiunto lordo dell'UE-28 è stato del 73,2 % nel 2018 rispetto al 72,2 % nel 2008. L'importanza relativa dei servizi è risultata particolarmente elevata in paesi come Lussemburgo, Malta, Cipro, Francia, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi, Belgio, Portogallo e Danimarca, dove i servizi rappresentavano almeno i tre quarti del valore aggiunto totale. Per contro, la quota dei servizi era prossima ai tre quinti in Irlanda, Slovacchia e Cechia (paesi che hanno tutti registrato quote relativamente elevate per le attività manifatturiere).

Sviluppi divergenti delle attività economiche durante l'ultimo decennio

Le modifiche strutturali sono la conseguenza, almeno in parte, di fenomeni quali lo sviluppo tecnologico, l'andamento dei prezzi relativi, l'esternalizzazione e la globalizzazione, che determinano spesso la delocalizzazione delle attività manifatturiere e di determinati servizi (che possono essere forniti a distanza, ad esempio online o attraverso i call center) verso regioni, di paesi dell'UE o extra UE, in cui il costo del lavoro è inferiore. Inoltre, diverse attività hanno risentito pesantemente degli effetti della crisi finanziaria ed economica mondiale e delle sue conseguenze. La contrazione più elevata tra il 2008 e il 2009 ha riguardato le attività manifatturiere (che avevano già mostrato una lieve flessione tra il 2007 e il 2008), con una diminuzione del valore aggiunto nell'UE-28 dell'11,4 % in termini di volume. La produzione industriale dell'UE-28 è calata di un ulteriore 2,3 % tra il 2011 e il 2013, prima di crescere a ritmo relativamente sostenuto nei quattro anni successivi (con incrementi annui compresi tra il 2,5 % e il 3,1 %) e con un andamento più contenuto (1,8 %) nel 2018. Il settore delle costruzioni ha registrato la contrazione più forte e prolungata, con una diminuzione della produzione del 18,1 % nell'UE-28 tra il 2008 e il 2013 (una flessione era già avvenuta anche nel 2008). In questo periodo la produzione è calata ogni anno, pertanto l'aumento dell'1,3 % registrato da tale settore nel 2014 ha rappresentato la prima crescita annuale in sette anni ed è stato seguito da incrementi compresi tra l'1,6 % e il 4,2 % fino al 2018. Contrazioni relativamente consistenti del valore aggiunto dell'UE-28 sono state registrate nel 2009 anche per i servizi alle imprese e per le attività di distribuzione, trasporti, servizi di alloggio e di ristorazione (rispettivamente -7,0 % e -5,8 %) ma in seguito questi settori hanno registrato variazioni annue di segno positivo per ciascun anno fino al 2018 (ad eccezione di un lieve calo dello 0,1 % nel 2013 per le attività di distribuzione, trasporti e servizi di alloggio e di ristorazione). Dopo essere rimasta relativamente stabile (nessuna variazione) nel 2009, la produzione del settore agricoltura, silvicoltura e pesca dell'UE-28 è diminuita nel 2010 del 3,9 % e ancora del 5,5 % nel 2012; dopo una crescita del 3,8 % nel 2013 e del 6,1 % nel 2014, la produzione del settore agricoltura, silvicoltura e pesca è scesa dello 0,9 % nel 2015 e nuovamente nel 2016 prima di tornare a registrare una crescita nel 2017 (+2,1 %) e nel 2018 (+0,6 %). Due delle attività presentate nei grafici 4 e 5 non hanno registrato alcuna flessione annua del valore aggiunto in nessuno degli anni del periodo in esame: attività immobiliari; amministrazione pubblica e difesa, istruzione, sanità e assistenza sociale. È interessante notare che, nonostante il valore aggiunto per le attività immobiliari dell'UE-28 sia aumentato di anno in anno durante il periodo in esame (sebbene a un ritmo relativamente contenuto), la quota complessiva delle attività immobiliari sul totale del valore aggiunto lordo è lievemente diminuita.

Nel 2018, per tutte le attività nell'UE-28 è stata registrata una crescita del valore aggiunto lordo rispetto al 2017. Le attività con la crescita più marcata sono state: servizi di informazione e comunicazione (4,7 %), costruzioni (3,6 %) e servizi alle imprese (3,3 %).

Grafico 4 - Andamento del valore aggiunto lordo reale, UE-28, 2008-2018
(2010 = 100)
Fonte: Eurostat (nama_10_a10)


Grafico 5 - Andamento del valore aggiunto lordo reale, UE-28, 2008-2018
(2010 = 100)
Fonte: Eurostat (nama_10_a10)

Produttività del lavoro

Allo scopo di neutralizzare gli effetti dell'inflazione, la produttività del lavoro per occupato può essere calcolata utilizzando dati rettificati per tenere conto delle variazioni dei prezzi. Da un'analisi della produttività del lavoro per occupato in termini reali (in base a valori concatenati in volume) durante il decennio tra il 2008 e il 2018 emergono incrementi riguardanti la maggior parte delle attività economiche nell'UE-28, con maggiori aumenti di produttività per agricoltura, silvicoltura e pesca (in crescita del 28,0 % nel complesso), servizi di informazione e comunicazione (17,5 %) e attività manifatturiere (16,3 %) — cfr. grafico 6. Da notare che una precisa comparazione dei livelli di produttività del lavoro in termini reali tra i settori di attività può essere oggetto di analisi solo per l'anno di riferimento 2010 a causa della non additività di valori concatenati in volume.

File:Real labour productivity, EU-28, 2008, 2013 and 2018 (thousand EUR per person employed) FP18.png
Grafico 6 - Produttività reale del lavoro, UE-28, 2008, 2013 e 2018
(in migliaia di euro per occupato)
Fonte: Eurostat (nama_10_a10) e (nama_10_a10e)

Ulteriori dati relativi all'evoluzione della produttività reale del lavoro, misurata per occupato o per ora lavorata, sono presentati nella tavola 4. La produttività del lavoro per occupato è aumentata, in termini reali, in quasi tutti gli Stati membri dell'UE tra il 2008 e il 2018, mentre sono state registrate flessioni per Finlandia, Italia, Lussemburgo e Grecia (non sono disponibili dati riguardo a Malta). Nel corso dello stesso periodo, la produttività del lavoro per ora lavorata è aumentata in tutti gli Stati membri dell'UE ad eccezione del Lussemburgo e della Grecia (anche in questo caso non sono disponibili dati riguardo a Malta). Prescindendo dagli Stati membri con una discontinuità nelle serie (cfr. tavola 4), i maggiori aumenti (in termini percentuali) di entrambi i parametri di misurazione della produttività reale del lavoro sono stati registrati in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania e Slovacchia.

Tavola 4 - Produttività reale del lavoro, 2008, 2013 e 2018
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp) e (nama_10_a10_e)

Spesa per consumi

Procedendo a un'analisi dell'andamento delle componenti del Pil nell'ottica della spesa si può osservare che la spesa per consumi finali nell'UE-28 è aumentata dell'8,8 % in termini di volume tra il 2008 e il 2018 (cfr. grafico 7), nonostante lievi flessioni nel 2009 e nel 2012. La spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche è aumentata a un ritmo più veloce (+9,8 %) tra il 2008 e il 2018. Nello stesso periodo, gli investimenti lordi sono stati sostanzialmente volatili: sono infatti diminuiti a ritmo sostenuto nel 2009 mentre tra il 2010 e il 2013 hanno subito fluttuazioni, per poi seguire un andamento crescente fino al 2018. La crescita delle esportazioni ha superato la crescita delle importazioni nella maggior parte degli anni, fatta eccezione per il 2009 e per il periodo dal 2014 al 2016; nel periodo 2008-2018 le esportazioni hanno registrato un incremento complessivo del 36,3 % mentre le importazioni sono aumentate del 30,1 %.

Grafico 7 - Andamento della spesa per consumi reali, degli investimenti lordi, delle esportazioni e importazioni, UE-28, 2008-2018
(2010 = 100)
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp)

Dopo la flessione del 2009, la spesa nell'UE-28 per consumi delle famiglie e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie è tornata su valori positivi nel 2010 (+0,8 % in termini di volume) e non ha registrato alcuna variazione nel 2011 (0,0 %), prima di diminuire nuovamente nel 2012 (-0,6 %) e nel 2013 (-0,1 %). Successivamente, la spesa è aumentata per cinque anni consecutivi, con incrementi inizialmente sempre più rapidi compresi tra l'1,2 % e il 2,4 % per poi rallentare fino all'1,6 %.

Nel 2010 il ritmo della crescita della spesa delle amministrazioni pubbliche nell'UE-28 ha subito un rallentamento in termini di volume, mantenendo un tasso di variazione relativamente stabile (in una fascia compresa tra -0,1 % e +0,4 %) tra il 2011 e il 2013, per tornare successivamente a registrare una crescita un po' più forte (tra l'1,0 % e l'1,7 %) dal 2014 al 2018.

Investimenti

Nonostante un incremento nel 2011 (1,9 %), gli investimenti fissi lordi nell'UE-28 non si sono del tutto ripresi dopo il crollo del 2009 (-11,7 %) e nel 2012 e 2013 hanno ripresentato variazioni di segno negativo; durante il periodo dal 2014 al 2018 gli investimenti fissi lordi nell'UE-28 sono tuttavia cresciuti, registrando ogni anno incrementi compresi tra il 2,3 % e il 4,9 %.

Grafico 8 - Tasso annuo reale di variazione delle componenti di spesa del Pil, UE-28, 2008-2018
(%)
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp)

In termini di prezzi correnti, nel 2018 la spesa per consumi delle famiglie e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie ha contribuito al Pil dell'UE-28 per il 55,4 %, la quota degli investimenti lordi è stata pari al 21,1 % e quella della spesa delle amministrazioni pubbliche è stata del 20,1 %, mentre il saldo degli scambi di beni e servizi con il resto del mondo è stato pari al 3,4 % (cfr. grafico 9).

Grafico 9 - Componenti di spesa del Pil a prezzi correnti di mercato, UE-28, 2018
(quota % del Pil)
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp), (tec00009), (tec00010), (tec00011) e (tec00110)

L'intensità degli investimenti presenta forti discrepanze tra gli Stati membri dell'UE (cfr. grafico 10), il che rispecchia, in parte, il differente stadio di sviluppo economico e la diversa dinamica della crescita negli ultimi anni. Nel 2018 la quota degli investimenti fissi lordi (a prezzi correnti) sul Pil ammontava al 20,5 % nell'UE-28 e al 20,9 % nell'area dell'euro. Il livello più elevato si registrava in Cechia, Ungheria e Svezia (25,5 % per tutti e tre i paesi) e il più basso in Grecia (11,1 %).

Grafico 10 - Investimenti fissi lordi a prezzi correnti di mercato, 2018
(quota % del Pil)
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp)

La grande maggioranza degli investimenti nell'UE-28 è effettuata dal settore privato, come risulta dalla tavola 5: nel 2018 gli investimenti delle imprese e delle famiglie rappresentavano il 18,1 % del Pil dell'UE-28, mentre il dato equivalente degli investimenti del settore pubblico era pari al 2,9 %. In termini relativi, l'Estonia (5,4 %; dati del 2017) e la Svezia (4,8 %) hanno registrato i valori più elevati di investimenti pubblici mentre i dati più consistenti in quanto a investimenti delle imprese sono stati riscontrati in Irlanda (19,7 %; dati del 2017), Svezia (17,4 %) e Cechia (16,7 %; dati del 2017). I valori più elevati in termini di investimenti delle famiglie sono stati invece registrati a Cipro (6,8 %; dati del 2017) e in Finlandia (6,7 %). Gli investimenti delle famiglie (in percentuale sul Pil) sono stati considerevolmente inferiori nel 2017 rispetto al 2008 in Grecia, Irlanda, Cipro, Spagna e Lettonia, mentre sono risultati notevolmente più elevati in Bulgaria (2016 rispetto al 2008). Regno Unito, Germania, Finlandia, Svezia e Lituania sono gli unici altri Stati membri dell'UE che hanno registrato un incremento della quota di tali investimenti sul Pil tra il 2008 e il 2017 (2018 per Finlandia e Svezia).

Tavola 5 - Investimenti a prezzi correnti di mercato, 2008, 2013 e 2018
(quota % del Pil)
Fonte: Eurostat (nasa_10_ki)

Redditi

Un'analisi del Pil dell'UE-28 nell'ottica dei redditi rivela che, nella distribuzione tra i fattori della produzione dei redditi derivanti dal processo di produzione, i redditi da lavoro dipendente hanno una parte preponderante: nel 2018 essi rappresentavano il 47,6 % del Pil a prezzi correnti di mercato. La quota del risultato lordo di gestione e del reddito misto era pari al 40,5 % del Pil, mentre quella delle imposte sulla produzione e sulle importazioni al netto dei contributi ammontava all'11,9 % (cfr. grafico 11). L'Irlanda ha registrato la quota più bassa di redditi da lavoro dipendente rispetto al Pil (28,8 %), seguita dalla Grecia (33,4 %), mentre quote superiori al 50,0 % sono riscontrate in Lussemburgo, Germania, Francia e Danimarca (dove tale quota ha raggiunto il valore massimo del 52,4 %). Il dato particolarmente basso riguardante l'Irlanda è tuttavia correlato agli effetti della globalizzazione.

Grafico 11 - Distribuzione del reddito a prezzi correnti di mercato, 2018
(quota % del Pil)
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp)

Dal grafico 12 (ugualmente basato su dati in prezzi correnti di mercato) emerge che entro il 2011 o il 2013 gli aggregati del reddito si erano ripresi dopo le perdite subite nel corso della crisi economica e finanziaria. Nel 2009 i redditi da lavoro dipendente nell'UE-28 erano calati del 2,8 %, ma nel 2018 superavano del 23,0 % il corrispondente livello registrato nel 2008.

Per il risultato lordo di gestione e per il reddito misto nell'UE-28 già si era registrata solo una crescita contenuta nel 2008, cui ha fatto seguito una flessione dell'8,2 % nel 2009; dopo essere tornato nel 2013 ad un livello prossimo al valore di picco registrato prima della crisi (nel 2008), questo aggregato dei redditi ha superato nel 2018 tale valore massimo di 17,6 punti percentuali.

La diminuzione delle imposte sulla produzione e sulle importazioni al netto dei contributi nell'UE-28, già iniziata nel 2008 (con un calo del 3,1 %), ha subito un'accelerazione nel 2009 (-9,2 %); nel 2011 tali contrazioni sono state abbondantemente recuperate e nel 2018 questo aggregato ha superato del 29,0 % il livello del 2008 (e del 25,1 % il valore massimo precedente alla crisi registrato nel 2007).

Grafico 12 - Andamento del reddito a prezzi correnti di mercato, UE-28, 2008-2018
(2008 = 100)
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp)

Consumi delle famiglie

Nel 2018 la spesa per consumi delle famiglie rappresentava almeno la metà del Pil (a prezzi correnti di mercato) in 17 dei 28 Stati membri dell'UE. La quota più alta si è registrata a Cipro (66,5 %) e in Grecia (65,3 %); quella più bassa invece in Lussemburgo (28,7 %) dove nondimeno la spesa media per consumi delle famiglie per abitante è stata di gran lunga la più elevata (22 600 SPA) — cfr. tavola 6 — anche dopo l'adeguamento che tiene conto dei differenziali dei livelli dei prezzi tra gli Stati membri.

Tavola 6 - Spesa per consumi delle famiglie, 2008, 2013 e 2018
Fonte: Eurostat (nama_10_gdp) e (nama_10_pc)

Oltre che in Lussemburgo, nel 2018 la spesa media per consumi delle famiglie per abitante espressa in SPA è stata relativamente alta anche nel Regno Unito (20 400 SPA), in Austria (19 500 SPA) e in Germania(19 300 SPA). Per contro, la Bulgaria è stato l'unico degli Stati membri dell'UE a registrare una spesa media per consumi delle famiglie per abitante inferiore a 10 000 SPA.

Un'analisi dell'andamento reale della spesa media per consumi per abitante in termini di euro (sulla base di indici a catena di volume) nel periodo compreso tra il 2013 e il 2018 rivela che la crescita più rapida è stata registrata in Romania, Lituania, Bulgaria e Ungheria. In Austria l'aumento della spesa per consumi delle famiglie per abitante è stato il meno rapido, con una crescita dello 0,1 % annuo in media durante il periodo dal 2013 al 2018, mentre aumenti mediamente inferiori all'1,0 % per ciascun anno sono stati registrati anche in Belgio, Lussemburgo, Francia e Grecia.

Fonte dei dati per le tavole e i grafici

<datadetails>

Fonti dei dati

Il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (SEC) definisce la metodologia dei conti nazionali dell'UE. L'attuale versione, SEC 2010, adottata nel maggio 2013, è attuata dal settembre 2014. Essa è pienamente conforme alle linee guida internazionali per i conti nazionali SCN 2008 (sito in inglese). Va osservato che la maggior parte degli Stati membri procede nel 2019, nel periodo compreso tra agosto e ottobre, a revisioni di benchmarking. Per maggiori dettagli consultare il sito web di Eurostat (in inglese) e in particolare questo documento (in inglese).

Pil e principali componenti

I principali aggregati dei conti nazionali sono compilati a partire dalle unità istituzionali, ovvero società finanziarie o non finanziarie, amministrazioni pubbliche, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

I dati dei conti nazionali contengono informazioni sulle componenti del Pil, sull'occupazione, sugli aggregati dei consumi finali e sul risparmio. Molte di queste variabili sono calcolate su base annuale e trimestrale.

Il Pil, parametro fondamentale dei conti nazionali, sintetizza la posizione economica di un paese (o di una regione). Può essere calcolato utilizzando ottiche differenti: l'ottica della produzione, l'ottica della spesa e l'ottica del reddito.

L'analisi del Pil per abitante consente di neutralizzare gli effetti delle dimensioni in termini assoluti della popolazione, rendendo più facili i confronti tra i diversi paesi. Il Pil per abitante è un indicatore economico generale del tenore di vita. I dati del Pil in valuta nazionale possono essere convertiti in standard di potere d'acquisto (SPA) servendosi di parità di potere d'acquisto (PPA) che riflettono il potere di acquisto di ciascuna valuta, anziché utilizzare i tassi di cambio di mercato. In tal modo vengono eliminate le differenze tra i livelli dei prezzi dei diversi paesi. L'indice di volume del Pil per abitante in SPA è espresso in rapporto alla media dell'UE-28 (posta uguale a 100). Se l'indice di un paese è superiore o inferiore a 100, ciò significa che il livello del Pil pro capite di quel paese è rispettivamente superiore o inferiore alla media UE-28. Tale indice è destinato più a confronti tra paesi che a comparazioni nel tempo.

Il calcolo del tasso di crescita annuo del Pil mediante l'utilizzo di indici a catena di volume (variazioni reali) è inteso a consentire di comparare le dinamiche dello sviluppo economico sia nel tempo sia tra economie di dimensioni differenti, a prescindere dai livelli dei prezzi.

Dati supplementari

La produzione economica può essere analizzata anche per attività. Al livello più aggregato di analisi utilizzato per i conti nazionali sono individuate 10 voci della classificazione NACE: agricoltura, silvicoltura e pesca; attività manifatturiere; costruzioni; attività di distribuzione, trasporti, servizi di alloggio e di ristorazione; servizi di informazione e comunicazione; servizi finanziari e assicurativi; attività immobiliari; servizi professionali, scientifici, tecnici, amministrativi e di supporto; amministrazione pubblica, difesa, istruzione, sanità e assistenza sociale; attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, altri servizi, attività di famiglie e convivenze e attività di organizzazioni e organismi extraterritoriali.

Per facilitare un'analisi nel tempo della produzione in base alle attività si può ricorrere a misurazioni in termini di volume (variazioni reali), deflazionando cioè il valore della produzione allo scopo di neutralizzare l'incidenza delle variazioni dei prezzi. Ogni attività è deflazionata singolarmente per rispecchiare le variazioni dei prezzi dei relativi prodotti.

Nel contesto di analisi sulla competitività si fa ricorso a un'altra serie di dati di contabilità nazionale, ovvero agli indicatori in merito alla produttività delle forze di lavoro, come le misurazioni della produttività del lavoro. I valori della produttività espressi in SPA si rivelano particolarmente utili per operare confronti tra i paesi. Il Pil per occupato è inteso a fornire un'idea generale della produttività delle economie nazionali. Occorre tener presente, tuttavia, che tale misurazione dipende dalla struttura dell'occupazione totale e può risultare diminuita, ad esempio, dalla transizione da un'occupazione a tempo pieno a una a tempo parziale. Il Pil per ora lavorata dà un'indicazione più chiara della produttività, in quanto l'incidenza dell'occupazione a tempo parziale varia notevolmente da paese a paese e da un'attività all'altra.

I dati annuali sulla spesa delle famiglie sono ricavati dai conti nazionali compilati applicando un approccio macroeconomico. Una fonte alternativa cui attingere per analizzare la spesa delle famiglie è costituita dall'indagine sui bilanci di famiglia: le informazioni nell'ambito di tale indagine sono fornite dalle famiglie, a cui viene chiesto di tenere un diario dei propri acquisti, e sono molto più dettagliate quanto a copertura dei beni e dei servizi nonché al tipo di analisi socioeconomiche che permettono di effettuare. L'indagine è condotta, e i suoi risultati sono diffusi, solo con cadenza quinquennale: l'ultimo anno di riferimento per il quale sono attualmente disponibili dati è il 2015, sebbene non ancora (alla data di redazione della presente scheda) per due Stati membri dell'UE (Danimarca e Francia). </ datadetails>

Contesto

Le istituzioni europee, le amministrazioni pubbliche, le banche centrali così come altre entità economiche e sociali del settore pubblico e privato devono disporre di una serie di dati statistici comparabili e attendibili su cui basare le proprie decisioni. I conti nazionali possono essere utilizzati per analisi e valutazioni di vario genere. Il ricorso a concetti e definizioni riconosciuti a livello internazionale consente di procedere ad analisi delle diverse economie nonché dell'interdipendenza fra le economie degli Stati membri dell'UE, o di effettuare confronti fra l'UE e paesi terzi.

Analisi del ciclo congiunturale e delle politiche macroeconomiche

Uno dei principali impieghi dei dati dei conti nazionali è quello nel quadro del sostegno alle decisioni di politica economica europea e del conseguimento degli obiettivi dell'unione economica e monetaria (UEM) mediante statistiche congiunturali di alta qualità che consentano di monitorare gli sviluppi macroeconomici e di trarre indicazioni sulla politica macroeconomica. Ad esempio, tra gli impieghi più importanti e di più lunga data dei conti nazionali figura la quantificazione del tasso di crescita di un'economia, ossia della crescita del Pil. I dati fondamentali dei conti nazionali sono utilizzati in particolare per elaborare e monitorare le politiche macroeconomiche, mentre i dati dettagliati possono essere impiegati anche per elaborare politiche settoriali o industriali, in particolare attraverso un'analisi delle tavole input-output.

Fin dalla creazione dell'UEM nel 1999, la Banca centrale europea (BCE) è uno dei principali utilizzatori dei conti nazionali. La strategia della BCE per valutare i rischi per la stabilità dei prezzi si basa su due prospettive analitiche, indicate come "i due pilastri": l'analisi economica e l'analisi monetaria. Numerosi indicatori monetari e finanziari vengono pertanto valutati con riferimento ad altri dati pertinenti che permettono di combinare l'analisi monetaria, finanziaria ed economica, ad esempio gli aggregati fondamentali dei conti nazionali. In tal modo viene resa possibile l'analisi di indicatori monetari e finanziari nel contesto del resto dell'economia.

La direzione generale degli Affari economici e finanziari monitora gli sviluppi economici. Il coordinamento delle politiche economiche dell'UE prevede un ciclo annuale denominato semestre europeo. Ogni anno, la Commissione europea conduce un'analisi dettagliata dei programmi degli Stati membri dell'UE che prevedono riforme di bilancio, macroeconomiche e strutturali e fornisce raccomandazioni specifiche per paese per i successivi 12-18 mesi.

La direzione generale degli Affari economici e finanziari elabora inoltre le previsioni macroeconomiche della Commissione (sito in inglese) quattro volte l'anno (in autunno, inverno, primavera, estate), in coordinamento con il ciclo annuale del semestre europeo. Tali previsioni, riferite a tutti gli Stati membri dell'UE al fine di ricavare stime per l'area dell'euro e per l'UE, includono spesso anche previsioni per i paesi candidati nonché per alcuni paesi terzi.

Un altro utilizzo consolidato di queste statistiche è rappresentato dall'analisi delle finanze pubbliche attraverso i conti nazionali. Nell'ambito dell'UE è stata sviluppata un'applicazione specifica riguardo ai criteri di convergenza per l'UEM, due dei quali si riferiscono direttamente alle finanze pubbliche. Tali criteri sono stati definiti in termini di dati di contabilità nazionale, segnatamente il disavanzo pubblico e il debito pubblico in rapporto al Pil. Per maggiori informazioni si rinvia alla scheda relativa alle statistiche di finanza pubblica.

Politiche regionali, strutturali e settoriali

Oltre all'analisi del ciclo congiunturale e della politica macroeconomica esistono altri impieghi dei dati dei conti nazionali e regionali dell'UE in relazione all'attività politica, in particolare con riferimento a problematiche regionali, strutturali e settoriali.

L'assegnazione delle risorse per i fondi strutturali è in parte basata sui conti regionali. Le statistiche regionali sono inoltre utilizzate per valutazioni ex post dei risultati della politica regionale e di coesione.

La promozione della crescita, dell'occupazione e degli investimenti costituisce una priorità strategica sia per l'UE sia per gli Stati membri. A sostegno di tali priorità strategiche vengono realizzate politiche comuni in tutti i settori dell'economia dell'UE, mentre gli Stati membri attuano le proprie riforme strutturali nazionali (sito in inglese).

La Commissione europea procede ad analisi economiche che contribuiscono allo sviluppo della politica agricola comune tramite l'esame dell'efficienza dei suoi vari meccanismi di sostegno e lo sviluppo di prospettive a lungo termine. Tale attività comprende ricerche, analisi e valutazioni di impatto su temi connessi all'agricoltura e all'economia rurale nell'UE e nei paesi terzi, utilizzando in parte i conti economici dell'agricoltura.

Definizione di obiettivi, riferimenti e contributi

Le politiche all'interno dell'UE stanno sempre più fissando obiettivi a medio o a lungo termine, vincolanti o meno. Per alcuni di essi il livello del Pil è utilizzato quale denominatore di riferimento, ad esempio stabilendo come obiettivo per la spesa per la ricerca e lo sviluppo un livello del 3,00 % del Pil (uno tra gli obiettivi di Europa 2020).

I conti nazionali sono utilizzati anche per determinare le risorse dell'UE, nel rispetto delle norme fondamentali sancite da una decisione del Consiglio. L'importo complessivo delle risorse proprie necessarie per finanziare il bilancio dell'UE è dato dalla differenza tra il totale delle spese e gli altri introiti, e l'entità massima delle risorse proprie è correlata al reddito nazionale lordo dell'UE.

Oltre a essere utilizzati per determinare i contributi di bilancio in ambito UE, i dati dei conti nazionali sono impiegati anche per stabilire i contributi ad altre organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite (ONU). I contributi al bilancio dell'ONU sono basati sul reddito nazionale lordo, pur con diverse rettifiche e limitazioni.

Analisi e previsioni

I conti nazionali sono ampiamente utilizzati da analisti e ricercatori anche per l'analisi della situazione congiunturale e dell'evoluzione dell'economia. Anche le parti sociali, quali i rappresentanti delle imprese (ad esempio, le associazioni di categoria) o i rappresentanti dei lavoratori (ad esempio, i sindacati), basano sui conti nazionali le loro analisi degli sviluppi che riguardano le relazioni industriali. Gli analisti e i ricercatori utilizzano inoltre i conti nazionali per effettuare analisi congiunturali e analisi del ciclo economico a lungo termine, mettendoli in relazione con gli sviluppi economici, politici o tecnologici.

Note

  1. Tale designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status ed è in linea con la risoluzione 1244 (1999) dell'UNSC e con il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
  2. Va osservato, tuttavia, che le cifre espresse in SPA sono destinate più a confronti tra paesi che a comparazioni nel tempo in quanto non possono essere considerate serie temporali per ragioni di metodologia

Direct access to

Other articles
Tables
Database
Dedicated section
Publications
Methodology
Visualisations




Main GDP aggregates (t_nama_10_ma)
Auxiliary indicators (population, GDP per capita and productivity) (t_nama_10_aux)
Basic breakdowns of main GDP aggregates and employment (by industry and by assets) (t_nama_10_bbr)
Detailed breakdowns of main GDP aggregates (by industry and consumption purpose) (t_nama_10_dbr)
Regional economic accounts - ESA 2010 (t_nama_10reg)
Main GDP aggregates (nama_10_ma)
Auxiliary indicators (population, GDP per capita and productivity) (nama_10_aux)
Basic breakdowns of main GDP aggregates and employment (by industry and by assets) (nama_10_bbr)
Detailed breakdowns of main GDP aggregates (by industry and consumption purpose) (nama_10_dbr)
Breakdown of non-financial assets by type, industry and sector (nama_10_nfa)
Regional economic accounts (nama_10reg)