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Un’accoglienza sostenibile per migranti e rifugiati

  • 07 Apr 2021
Nel 2015 e nel 2016, centinaia di migliaia di persone hanno raggiunto l’Europa dopo essere fuggite dai loro paesi, spesso con poche possibilità di tornare in tempi brevi. Volontari locali, gruppi di assistenza sociale e autorità pubbliche hanno collaborato per aiutare questi migranti e richiedenti asilo a integrarsi nella loro nuova casa, con il sostegno dell’UE.
Un’accoglienza sostenibile per migranti e rifugiati

La brochure «Interreg response to migration challenges» (La risposta di Interreg alle sfide migratorie) contiene diciotto progetti.

Dopo pochi anni, molti nuovi arrivati sono ora membri attivi delle comunità, stringono amicizie locali, si adattano a un nuovo stile di vita, mandano i loro figli a scuola, lavorano e, a loro volta, fanno volontariato per gli altri.

I progetti gestiti da individui e organizzazioni impegnati sono stati essenziali per raggiungere questo risultato inclusivo.

Tutti hanno avuto il coraggio di immaginare nuovi modi di lavorare. Hanno riconosciuto che proprio come la migrazione offusca i confini, le conseguenti sfide locali possono essere superate solo quando le regioni uniscono le forze.

Con il sostegno finanziario del fondo Interreg dell’UE, questi progetti sono stati in grado di realizzare il sogno di creare un ambiente accogliente in cui migranti e rifugiati possono apportare un contributo all’Europa con le loro capacità e i loro talenti.

«Interreg rappresenta l’autentico spirito europeo di attraversamento delle frontiere. Non solo in termini geografici, ma anche per quanto riguarda il superamento degli ostacoli e delle differenze nonché l’unione delle forze per il bene comune… Abbiamo più che mai bisogno dello spirito di cooperazione», afferma Johannes Hahn, Commissario europeo per il bilancio e l’amministrazione.

Creare coesione

Ad esempio, la popolazione locale e i rifugiati stanno creando comunità miste coese in Austria, Italia, Germania e Slovenia nell’ambito del progetto SIforREF, nelle regioni di Vienna, Emilia-Romagna, Berlino e Slovenia occidentale.

I partecipanti si conoscono meglio durante il progetto, che consente ai rifugiati anche di effettuare una transizione più agevole nella vita locale. Le attività spaziano dall’esperienza lavorativa pratica nelle aziende alla condivisione di storie personali per favorire la comprensione reciproca.

Uno dei beneficiari è Khalid, un richiedente asilo che si è offerto volontario in un progetto nella capitale slovena Lubiana. «Ho incontrato molte brave persone a Lubiana e mi sono integrato… ho imparato molto», afferma. È ancora volontario.

Un’altra è Katja, che fornisce supporto pratico e consulenza ai migranti attraverso l’organizzazione della società civile Infokolpa. Ha preso parte a una visita di studio per condividere approfondimenti dal confine tra Croazia e Slovenia. «Il regime repressivo delle frontiere ha un impatto negativo sulle possibilità di integrazione», afferma. «È importante perseguire l’obiettivo di un’Europa inclusiva.»

Nove istituti di ricerca, autorità pubbliche e ONG gestiscono il progetto, guidato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, con il finanziamento del programma Europa centrale per la cooperazione transnazionale. Quando un’attività ha risultati particolarmente buoni, i membri del progetto condividono l’idea in modo che un’altra regione possa destinare fondi e sforzi alle iniziative più efficaci.

Informazioni per l’integrazione

I migranti si fanno carico anche del loro adattamento alla vita locale in WoHealth. Questo progetto finlandese-svedese consente alle donne migranti di guidare le loro famiglie attraverso i sistemi sanitari locali.

Specialisti dell’Università di Scienze Applicate di Turku, nella regione finlandese di Etalä-Suomi, e di un centro medico di Östra Mellansverige, in Svezia, hanno prodotto opuscoli su 28 argomenti relativi all’assistenza sanitaria in versioni semplificate in finlandese e svedese per le donne che stanno ancora imparando le lingue. Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Baltico centrale, sta anche formando donne immigrate insediate da lungo tempo per consigliare i nuovi arrivati su competenze quali «come fissare un appuntamento dal medico».

Il facile accesso alle informazioni sanitarie ha ridotto lo stress per le famiglie, migliorando la loro capacità di studiare, lavorare e partecipare alla società locale. Nel frattempo, i sostenitori tra pari hanno rappresentato un collegamento di vitale importanza tra i servizi locali e i migranti, migliorando la salute delle donne.

Nasra Abdullah è stata coordinatrice volontaria di WoHealth in Finlandia, per conto dell’ONG Sateenkaari Koto. «Il mio ruolo consisteva nell’individuare le donne che necessitavano di sostegno in merito a questioni di salute legate al genere. Molte di loro hanno condiviso le loro esperienze e paure, nonché dubbi e pensieri sulla propria salute. Attraverso il progetto, le donne hanno avuto modo di considerare la salute e il suo ruolo nella vita quotidiana nonché i fattori che la influenzano in senso più ampio», afferma.

Divulgazione online

Nelle amministrazioni locali, i dipendenti pubblici sono tanto desiderosi di migliorare i servizi quanto i migranti di trovare istruzione, lavoro e una casa per se stessi.

Barbara è una direttrice dei servizi regionali per l’impiego in Slovenia. «Spesso affrontiamo ostacoli come la dispersione dei servizi per i migranti disoccupati in varie istituzioni», spiega. «Avevamo bisogno di uno strumento, una sorta di piattaforma informatica, dove potessimo trovare tutte le informazioni in modo centralizzato.»

Dieci fornitori di servizi e organizzazioni di ricerca, guidati dal Centro di ricerca dell’Accademia slovena delle scienze e delle arti, hanno unito le forze nel progetto DRIM per lo sviluppo di DANUBE COMPASS. Questa piattaforma online fornisce informazioni in 21 lingue su posti di lavoro, formazione e servizi nelle regioni di nove paesi lungo il fiume Danubio.

Altri otto partner hanno contribuito come associati al progetto, che rientrava nel programma transnazionale Danubio.

Per facilitare l’accesso, la piattaforma è raggiungibile tramite smartphone, tablet e computer. L’accesso più diretto ai dati pratici delle regioni limitrofe offre ai rifugiati le competenze per adattarsi alle loro nuove vite.

Quando Ali è arrivato per la prima volta in Austria dalla Siria, aveva bisogno di aiuto per gestire gli appuntamenti medici e ufficiali. «La vita qui in Austria è stata piuttosto dura», afferma. «Ma da quando il mio tedesco è migliorato e ho acquisito familiarità con le leggi, le regole e le usanze locali, mi sento davvero come [se fossi] a casa.»

Cooperazione a lungo termine

Questi e molti altri progetti finanziati dall’UE mettono in pratica la politica europea per integrare migranti e richiedenti asilo.

Il Fondo Asilo, migrazione e integrazione dell’UE contribuisce al costo dell’accoglienza iniziale, mentre le comunità possono accedere alle competenze e alla formazione professionale finanziate dal Fondo sociale europeo Plus.

Interreg sostiene i progetti dal basso e i progetti regionali che aiutano rifugiati e migranti a imparare, trovare lavoro e casa e prendersi cura della propria salute come membri a pieno titolo della società europea.

Solo negli ultimi 20 anni, Interreg ha finanziato quasi 80 di questi progetti, sia iniziative transeuropee che partenariati tra regioni limitrofe, adattati alle esigenze e alle opportunità locali.

«Questo programma sostiene e facilita la cooperazione territoriale al fine di superare gli ostacoli formali e informali che impediscono alle regioni di confine di crescere e svilupparsi al massimo delle loro potenzialità… Si tratta degli elementi centrali del progetto europeo», afferma Elisa Ferreira, Commissaria europea per la coesione e le riforme.

Leggi la pubblicazione completa per saperne di più su come Interreg può aiutare le regioni a integrare migranti e rifugiati nelle comunità locali.