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Torino trasforma gli edifici abbandonati in motori di rigenerazione urbana

  • 26 January 2018

Il progetto finanziato dall'UE Co-City a Torino trasforma terreni ed edifici dismessi in «beni comuni urbani», ovvero spazi di proprietà e gestiti dalla comunità. L'obiettivo è favorire l’eterogeneità sociale, la coesione della comunità, lo sviluppo delle imprese e la creazione di posti di lavoro in modo da spezzare il ciclo di povertà ed esclusione dei quartieri svantaggiati.

Co-City è un'opportunità straordinaria per sostenere nuove forme di partecipazione attiva dei cittadini nella rigenerazione della città. Spero che vengano create nuove imprese attorno a questo nuovo modello di relazione tra settore pubblico e privato, generando nuove opportunità di occupazione e nuovi posti di lavoro a Torino.

Chiara Appendino, Sindaca di Torino

Le «case del quartiere» sono situate in tutta Torino e formano una rete di poli multifunzionali che collaborano per sostenere la cooperazione comunitaria e la rigenerazione urbana. Nel contesto di Co-city, aiutano le associazioni locali e i cittadini attivi a lanciare azioni volte a rigenerare gli spazi abbandonati.

Il progetto è supportato da piattaforme TIC innovative, come il social network urbano First Life sviluppato dall'Università di Torino. First Life ha costruito e gestisce uno storyboard online su Co-City al fine di coinvolgere diversi tipi di pubblico dal centro città e dalla periferia.

Povertà in aumento

Tra il 2008 e il 2013 il numero di residenti torinesi in condizioni di povertà assoluta, ovvero quelli privati dei bisogni umani fondamentali, è salito al 7% della popolazione, mentre il 14% non possedeva il reddito necessario per mantenere uno standard di vita medio e viveva al di sotto della soglia di povertà. Il tasso di disoccupazione della città era del 13% e stava aumentando più rapidamente del tasso registrato in molte città italiane.

Il comune lanciò pertanto una serie di azioni volte a combattere l'esclusione sociale. Ma i tagli ai finanziamenti pubblici rendevano difficile soddisfare la domanda di servizi sociali. L'approccio di Torino era di favorire lo sviluppo di condizioni tali da incentivare la creazione di imprese sociali. Tuttavia, alcune parti della città non sono state toccate da queste azioni e la sfiducia all'interno della comunità e verso le istituzioni pubbliche è cresciuta.

L'esclusione sociale è legata al declino urbano, uno dei segni più visibili del quale è il numero di edifici abbandonati in città, molti dei quali resti del passato industriale di Torino: di circa 1 600 edifici di proprietà del comune, il 6,5% non è utilizzato o è sottoutilizzato. Ma la città ha riconosciuto il loro potenziale per guidare la rigenerazione urbana.

Legislazione innovativa

Nel 2016, questo riconoscimento ha portato il Consiglio ad adottare un regolamento sui beni comuni urbani come mezzo per rigenerare tali spazi. L'attuazione del regolamento si basava sulla possibilità della sottoscrizione di patti di collaborazione tra cittadini, compresi gruppi informali, associazioni e ONG, e autorità municipali. Questi patti regolavano la progettazione, la gestione e il monitoraggio delle attività legate all'uso degli spazi urbani abbandonati.

I progetti pilota di Co-City derivano da tali patti e si suddividono in tre categorie generali: edifici pubblici dismessi, strutture sottoutilizzate e cura degli spazi pubblici. Le case del quartiere sono il punto di contatto per chiunque voglia stipulare un patto e lavorare per coinvolgere diversi gruppi nel dibattito sulla gestione dei beni comuni urbani.

Attualmente l’Università di Torino sta realizzando un kit di strumenti legali a sostegno dell’uso del regolamento e sta redigendo un manuale per l'attuazione di Co-City.

Abbinato al nuovo quadro giuridico, il progetto contribuisce a coinvolgere i residenti nel processo di cambiamento urbano, mentre le autorità locali smettono di essere solo fornitori di servizi assumendo anche il ruolo di soggetti attivi e partner. Inoltre gli spazi vuoti sono diventati un'opportunità piuttosto che uno svantaggio e sono valutati in base al loro uso potenziale piuttosto che al valore di vendita. Prendersi cura della città diventa così un compito collettivo, facendo emergere riserve nascoste di capitale sociale.

Investimento complessivo e finanziamento dell'UE

L'investimento totale per il progetto «Co-City - La gestione condivisa dei beni comuni urbani a contrasto della povertà e della polarizzazione socio-spaziale» è di 5 157 364 EUR, con un contributo da parte del Fondo europeo di sviluppo regionale dell'UE di 4 125 891 EUR, attraverso l’iniziativa «Azioni urbane innovative» per il periodo di programmazione 2014-2020.