Variazioni demografiche a livello regionale
- Dati da marzo 2011. Dati più recenti: Ulteriori informazioni da Eurostat, Principali tavole e Banca dati.
Nella presente scheda sono illustrate le caratteristiche regionali delle variazioni demografiche attualmente registrate nell'Unione europea (UE). Tali variazioni rappresentano il risultato del movimento naturale della popolazione o del movimento migratorio; quest'ultimo fattore è quello che presenta attualmente la più elevata incidenza. Le tendenze demografiche hanno un forte impatto sulle società dell'UE e pongono enormi sfide in tutti i campi della politica. È pertanto indispensabile fornire informazioni statistiche dettagliate tanto ai decisori politici quanto ai cittadini in generale.
Principali risultati statistici
Consistenza e densità della popolazione
Il 1° gennaio 2009 gli abitanti dei 27 Stati membri dell'Unione europea erano 499,7 milioni. La densità della popolazione a livello UE-27 nel 2008 era stimata in 116 abitanti per km2.
La Mappa 1 presenta la densità della popolazione nel 2008 a livello NUTS 3. In generale le regioni più densamente popolate sono quelle in cui è situata la capitale del paese e, nella maggior parte dei casi, le regioni limitrofe.
La regione NUTS 3 Paris è di gran lunga la più densamente popolata (21 022 abitanti per km2), seguita da Inner London West (10 094) e da Inner London East (9 049). Densità della popolazione superiori a 5 000 abitanti per km2 si registrano, in ordine decrescente, nelle seguenti regioni NUTS 3: Hauts-de-Seine (Francia), Bucureşti (Romania), Bruxelles-Capitale/Brussel-Hoofdstad (Belgio), Seine-Saint-Denis e Val-de-Marne (Francia), Melilla (Spagna) e Basel-Stadt (Svizzera).
La regione statistica di livello 3 meno densamente popolata sul territorio considerato nel 2008 è Landsbyggd (Islanda) con 1,2 abitanti per km2. Nell'UE-27 la regione NUTS 3 meno densamente popolata è il dipartimento francese d'oltremare della Guyane (Francia), con 2,7 abitanti per km2.
Variazioni demografiche nel 2008
Le variazioni demografiche in un dato anno di riferimento sono pari alla differenza tra la consistenza della popolazione al 1° gennaio dell'anno successivo e la consistenza della popolazione al 1° gennaio dell'anno di riferimento considerato. Le variazioni della consistenza della popolazione sono il risultato del numero di nascite e di decessi e del numero di immigrati e di emigrati. Le variazioni demografiche constano pertanto di due elementi: il ‘saldo naturale’ (ossia la differenza tra il numero di nascite e il numero di decessi) e il ‘saldo migratorio e rettifica statistica’ (cfr. Fonti e disponibilità dei dati).
Le Mappe 2, 3 e 4 presentano le variazioni demografiche e le sue due componenti nel 2008 a livello di regioni NUTS 3. Per motivi di comparabilità, per le variazioni demografiche e per le sue due componenti sono forniti tassi grezzi per 1 000 abitanti, ossia in rapporto alla consistenza media della popolazione della regione (cfr. Fonti e disponibilità dei dati).
Le Mappe evidenziano come le variazioni demografiche varino da una regione all'altra, passando da una crescita a una diminuzione (cartogramma 2) per effetto di un saldo naturale positivo o negativo (cartogramma 3) e di un saldo migratorio e rettifica statistica positivi o negativi (Mappa 4).
L'attuale situazione demografica nell'UE-27 conferma la tendenza verso una continua crescita ininterrotta dal 1960. La popolazione dell'UE-27 è cresciuta di 4,1 per 1 000 abitanti nel 2008, per effetto di una crescita naturale (cfr: Fonti e disponibilità dei dati) di 1,2 per 1 000 abitanti e di un saldo migratorio[1] di 2,9 per 1 000 abitanti. Nonostante un aumento della popolazione complessiva dell'UE-27 nel 2008, la distribuzione della variazione demografica non è stata uniforme negli Stati membri. Nel 2008 la popolazione è cresciuta in 20 Stati membri dell'UE ed è diminuita negli altri sette.
Un calo della popolazione è stato osservato nella maggior parte delle regioni NUTS 3 nordorientali e orientali e in alcune delle regioni sudorientali. Tra i paesi in cui nel 2008 era più evidente tale tendenza figuravano Bulgaria, Germania, Ungheria, Romania, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania e Croazia, dove il calo della popolazione nella maggior parte delle regioni NUTS 3 ha più che compensato la crescita della popolazione registrata nelle altre loro regioni. Una diminuzione della popolazione è stata osservata anche nelle regioni settentrionali della Svezia, nella regione finlandese Itä-Suomi, in molte regioni della Grecia e del Portogallo e in numerose regioni della Turchia. Per contro un aumento della popolazione si è registrato a Cipro, in Lussemburgo e a Malta, nonché in Montenegro, nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e, in misura maggiore, in Turchia.
In quasi tutte le regioni occidentali e sudoccidentali dell'UE la popolazione è aumentata nel 2008. Ciò è particolarmente evidente in Irlanda e in quasi ogni regione del Regno Unito, in Italia, in Spagna, in Francia, compresi i dipartimenti francesi d'oltremare, e nelle isole spagnole e portoghesi dell'Atlantico. Variazioni positive della popolazione si sono registrate anche in Austria, Svizzera, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Il quadro delineato dalla Mappa 2 può essere analizzato più in dettaglio esaminando le due componenti delle variazioni demografiche: saldo naturale e saldo migratorio[2].
Come evidenzia la Mappa 3, in molte regioni dell'UE il numero dei decessi è stato superiore a quello delle nascite nel 2008. Il conseguente saldo naturale negativo della popolazione è diffuso e interessa quasi la metà delle regioni dell'UE. Un saldo naturale positivo è riscontrabile in Irlanda, nella parte centrale del Regno Unito, nella maggioranza delle regioni francesi, in Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Danimarca e nella maggior parte delle regioni norvegesi. In tutte queste regioni le nascite hanno sopravanzato i decessi nel 2008.
Il numero dei decessi è stato superiore a quello delle nascite nella maggior parte delle regioni tedesche, in Ungheria, Croazia, Romania e Bulgaria, nonché negli Stati baltici al nord e in Grecia e in Italia al sud. Gli altri paesi hanno presentato in generale un andamento più equilibrato.
Uno dei principali motivi del rallentamento della crescita naturale della popolazione è costituito dalla minore propensione ad avere figli nell'UE. A livello aggregato, nei 27 paesi attualmente aderenti all'UE, il tasso di fecondità totale è sceso da circa 2,5 nati vivi per donna degli inizi degli anni '60 a 1,60 nel periodo 2006–2008 (per la definizione di tasso di fecondità totale si veda Fonti e disponibilità dei dati).
A livello nazionale, nel periodo 2006–2008, un tasso di fecondità totale inferiore a 1,5 figli per donna è stato osservato in 17 dei 27 Stati membri. Al giorno d'oggi si considera che, nelle aree sviluppate del mondo, un tasso di fecondità totale di circa 2,1 nati vivi per donna rappresenti il tasso di sostituzione, ossia il livello al quale la popolazione resterebbe stabile a lungo termine in assenza di movimenti migratori. Tra il 2006 e il 2008 praticamente tutti i paesi dell'UE e dell'EFTA e i paesi candidati, ad eccezione della Turchia e dell'Islanda, erano ancora molto al di sotto di tale tasso di sostituzione.
La Mappa 5 illustra la variazione del tasso di fecondità totale a livello di regioni NUTS 2. Tra le 317 regioni NUTS 2 considerate, nel periodo 2006–2008 il tasso di fecondità totale variava, in media, da un figlio per donna nelle Asturias in Spagna a 3,7 figli nel dipartimento francese d'oltremare della Guyane.
La speranza di vita alla nascita è aumentata di circa 10 anni negli ultimi cinquant'anni grazie al miglioramento delle condizioni socioeconomiche e ambientali e dell'assistenza e delle cure mediche.
Le Mappe 6 e 7 evidenziano la speranza di vita media alla nascita degli uomini e delle donne nel periodo 2006–2008 nelle regioni NUTS 2. I due cartogrammi sono direttamente comparabili grazie all'uso degli stessi colori per evidenziare la speranza di vita degli uomini e delle donne.
In ciascuna regione, le donne vivono più a lungo degli uomini. A livello UE-27 la speranza di vita alla nascita era in media di 82,2 anni per le donne e di 76,1 per gli uomini, con un gap di genere di 6,1 anni.
Dai dati regionali emergono forti disparità tra i valori più elevati e i valori più bassi registrati per gli uomini e le donne. I valori più bassi erano di 76,0 anni per le donne (regioni Vest e Nord-Vest in Romania e regioni Yugoiztochen e Severozapaden in Bulgaria) e di 65,5 anni per gli uomini (Lituania). I valori più elevati di speranza di vita alla nascita (di 86,0 anni per le donne e di 80,2 anni per gli uomini) sono stati entrambi registrati nel Ticino in Svizzera.
Dalla Mappa 6 risulta che la speranza di vita alla nascita degli uomini è inferiore o uguale a 74 anni specialmente nella parte orientale dell'UE-27, comprese tutte le regioni degli Stati baltici, della Polonia, della Slovacchia, dell'Ungheria, della Romania e della Bulgaria, dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e del Montenegro e alcune regioni della Repubblica ceca, del Portogallo e della Croazia, mentre valori superiori a 80 anni sono stati registrati nelle Åland (Finlandia) e nel Ticino (Svizzera). Il cartogramma 7 descrive la distribuzione regionale della speranza di vita alla nascita delle donne, con valori inferiori o uguali a 78 anni in particolare nelle aree orientali dell'Europa, comprese tutte le regioni della Lettonia, della Lituania, della Romania, della Bulgaria, dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e del Montenegro e la maggior parte delle regioni dell'Ungheria. Valori superiori a 84 anni sono stati rilevati in numerose regioni della Spagna, della Francia e dell'Italia, nella regione Salzburg in Austria, nonché in Svizzera e in Liechtenstein.
Il gap di genere più limitato (3,4 anni) è stato registrato nella regione Åland in Finlandia, mentre quello più elevato (11,8 anni) è stato rilevato in Lituania.
Il terzo elemento che determina le variazioni demografiche (dopo la fecondità e la mortalità) è il saldo migratorio. Poiché molti paesi dell'UE registrano attualmente uno sviluppo demografico in cui il saldo naturale della popolazione è prossimo allo zero o è negativo, il saldo migratorio sta assumendo maggiore rilevanza ai fini del mantenimento della consistenza della popolazione. Inoltre i flussi migratori contribuiscono indirettamente alla crescita naturale, dato che gli immigrati hanno figli. Di norma gli immigrati sono inoltre più giovani e non hanno ancora raggiunto l'età in cui la probabilità di morire è superiore.
La Mappa 4 evidenzia il saldo migratorio (compresa la rettifica statistica) nel 2008 per regioni NUTS 3 nei paesi dell'UE-27, nei paesi EFTA e nei paesi candidati.
In alcune regioni dell'UE-27, il saldo naturale negativo è stato compensato da un saldo migratorio positivo. Ciò è particolarmente evidente nelle regioni Kerkyra e Ioannina in Grecia, nelle regioni dell'Italia settentrionale e centrale e nelle regioni Pest (Ungheria), Pieriga (Lettonia), La Palma (Spagna), Wiener Umland/Nordteil (Austria) e Landes (Francia). Il caso opposto in cui un saldo naturale positivo è annullato da un saldo migratorio negativo è più raro, ma è osservabile nelle regioni Miasto Poznań e Miasto Kraków in Polonia, nelle regioni Osttirol e Lungau in Austria, nella regione Ardennes in Francia e nelle regioni Würzburg Landkreis e Mainz Kreisfreie Stadt in Germania.
Nella Mappa 4 possono essere individuate quattro regioni transnazionali in cui le partenze sono state superiori agli arrivi (saldo migratorio negativo):
- paesi nordici: vi rientrano l'Islanda, le regioni settentrionali di Norvegia e Svezia e le regioni occidentali e orientali della Finlandia;
- Europa centrale e nordoccidentale: vi rientrano alcune regioni dell'Irlanda, del Regno Unito e dei Paesi Bassi, la maggior parte delle regioni della Germania, le regioni nordorientali della Francia e le regioni meridionali dell'Austria;
- Europa orientale: vi rientrano la maggior parte delle regioni della Lettonia, della Lituania, della Polonia, della Slovacchia, dell'Ungheria, della Romania, della Bulgaria e dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia;
- Europa meridionale: vi rientrano la maggior parte delle regioni del Portogallo, alcune regioni della Spagna, dell'Italia meridionale e della Grecia e numerose regioni della Croazia.
Tra i dipartimenti francesi d'oltremare si è osservato un saldo migratorio negativo anche nelle isole Guadeloupe e Martinique.
Vi sono regioni in cui entrambe le componenti delle variazioni demografiche (saldo naturale e saldo migratorio) hanno seguito la stessa tendenza.
In Lussemburgo, a Malta, a Cipro, nel Liechtenstein e in Montenegro e nella maggior parte delle regioni dell'Irlanda, del Belgio, dei Paesi Bassi, della Spagna, della Slovenia e della Norvegia, a un saldo naturale positivo si è aggiunto un saldo migratorio positivo, con un aumento combinato delle rispettive popolazioni.
Al contrario, in numerose regioni NUTS 3 della Germania, della Lettonia, della Lituania, della Polonia, dell'Ungheria, della Romania, della Bulgaria, della Croazia e dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, entrambe le componenti delle variazioni demografiche hanno presentato un andamento negativo. Questo calo combinato ha comportato un notevole decremento della popolazione nel 2008.
Vengono presentati qui di seguito alcuni dei risultati dell'analisi del saldo migratorio nelle regioni NUTS 3 in cui è situata la capitale del paese [3].
Ventiquattro regioni hanno registrato un aumento della popolazione per effetto di un saldo naturale positivo combinato con un saldo migratorio positivo. Tale tendenza risulta particolarmente evidente nei paesi nordici (Oslo in Norvegia, Höfudborgarsvædi in Islanda, Stockholms län in Svezia, Byen København in Danimarca e Uusimaa in Finlandia), nell'Europa centrale (Lussemburgo, Arr. de Bruxelles-Capitale/Arr. van Brussel-Hoofdstad in Belgio, Osrednjeslovenska in Slovenia e Hlavní mesto Praha nella Repubblica ceca) e nella regione di Madrid in Spagna.
In quattro regioni il saldo naturale negativo è stato compensato da un saldo migratorio positivo: Budapest (Ungheria), Sofia (stolitsa) (Bulgaria), Bucureşti (Romania) e Vilniaus apskritis (Lituania).
Cinque regioni hanno registrato variazioni demografiche positive nonostante un saldo migratorio negativo, in particolare Inner London e Outer London (Regno Unito), Dublin (Irlanda), Paris (Francia) e Grande Lisboa (Portogallo).
La popolazione della regione di Riga in Lettonia è diminuita per effetto di un saldo naturale negativo cui è andato a sommarsi un saldo migratorio negativo.
Invecchiamento demografico: la situazione odierna
Un aumento significativo e continuo della speranza di vita alla nascita, combinato con bassi tassi di fecondità e all'accumularsi dei pensionamenti della generazione del baby boom dopo la seconda guerra mondiale hanno determinato un invecchiamento della popolazione. L'indice di dipendenza degli anziani evidenzia il rapporto tra gli anziani e la popolazione in età lavorativa.
La Mappa 8 presenta l'indice di dipendenza degli anziani calcolato per le regioni NUTS 2 dei paesi dell'UE, dei paesi EFTA e dei paesi candidati. A livello UE-27, la percentuale della popolazione totale di 65 anni od oltre rispetto alla popolazione in età lavorativa era del 25,6 %. In altre parole, in media, per ogni 100 persone della popolazione attiva gli anziani di 65 anni o più sono 26. All'inizio del 2009, l'indice di dipendenza degli anziani variava dal 5,4 % nella regione Van in Turchia al 43,3 % in Liguria.
Indici di dipendenza degli anziani superiori al 30 % sono stati rilevati in 68 regioni localizzate principalmente :
- nei paesi nordici: in talune regioni della Svezia e della Finlandia;
- nell'Europa nordoccidentale, centrale e orientale: in alcune regioni del Regno Unito, del Belgio, della Germania e della Bulgaria;
- nei paesi mediterranei: in talune regioni di Francia, Spagna, Portogallo, Italia e Grecia.
Conclusioni
La presente scheda illustra alcuni aspetti delle tendenze registrate in merito all'evoluzione demografica nelle regioni degli Stati membri dell'UE-27, nei paesi EFTA e nei paesi candidati tra il 1° gennaio 2006 e il 1° gennaio 2009. Nella misura del possibile sono stati individuati gruppi di regioni interessate dagli stessi fenomeni demografici che si estendono al di là delle frontiere nazionali.
Sebbene un calo della popolazione sia evidente in numerose regioni, il dato aggregato UE-27 della popolazione è tuttavia aumentato di circa 2 milioni di persone ogni anno nel corso del periodo esaminato. L'incremento demografico è da attribuire prevalentemente al saldo migratorio, che ha compensato il saldo naturale negativo della popolazione registrato in molte regioni.
L'incidenza delle variazioni demografiche nell'UE sarà probabilmente considerevole nei prossimi decenni. I bassi quozienti di natalità e la più elevata speranza di vita alla nascita determinano la transizione verso una popolazione molto più anziana, già evidente in numerose regioni.
Fonti e disponibilità dei dati
Fonti: Eurostat — Statistiche demografiche.
Per maggiori informazioni, consultare il sito di Eurostat sezione dedicata alla popolazione.
Contesto
Le tendenze demografiche hanno una forte incidenza sulle società dell'Unione europea. I bassi tassi di fecondità, combinati con una sempre maggiore longevità e con il fatto che la generazione del baby boom si sta avvicinando all'età della pensione, determinano un invecchiamento della popolazione dell'UE. Il numero di persone in età lavorativa sta diminuendo, mentre aumenta il numero degli anziani.
Le variazioni sociali ed economiche associate all'invecchiamento della popolazione sono destinate ad avere notevoli ricadute sull'UE, a livello sia nazionale sia regionale. Le conseguenze saranno avvertite in molti settori, con un'incidenza tra l'altro sulla consistenza della popolazione scolastica e della popolazione attiva, sulle cure sanitarie, sulla protezione sociale, sulle questioni in materia di sicurezza sociale e di finanza pubblica.
Ulteriori informazioni da Eurostat
Pubblicazioni
- Eurostat regional yearbook 2011, Capitolo 1
- European Regional and Urban Statistics - Reference guide 2008 (disponibile in inglese, francese e tedesco)
Tavole principali
- Regional statistics (t_reg), vedi:
- Regional demographic statistics (t_reg_dem)
- Total average population, by NUTS 2 regions (tgs00001)
- Population density, by NUTS 2 regions (tgs00024)
Banca dati
- Regional statistics (reg), vedi:
- Regional demographic statistics (reg_dem)
- Population and area (reg_dempoar)
- Population at 1st January by sex and age from 1990 onwards (demo_r_d2jan)
- Population at 1st January by sex and age (source: OECD) - in persons (demo_r_d2janoecd)
- Annual average population by sex (demo_r_d3avg)
- Area of the regions (demo_r_d3area)
- Area of the regions (source: OECD) (demo_r_d2aroecd)
- Population density (demo_r_d3dens)
- Population density (source: OECD) (demo_r_d2deoecd)
- Population by sex and age groups on 1 January - NUTS level 3 regions (demo_r_pjanaggr3)
- Demographic balance and crude rates - NUTS level 2 and 3 regions (demo_r_gind3)
- Population and area (reg_dempoar)
- Population change (reg_dempch)
- Births and deaths (demo_r_d3natmo)
- Births by age of the mother (demo_r_d2natag)
- Deaths by sex and age (demo_r_d2morag)
- Infant mortality (demo_r_d2infmo)
- Fertility rates by age - NUTS level 2 regions (demo_r_frate2)
- Population change (reg_dempch)