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Un focus sulla bioeconomia in Italia

La strategia nazionale italiana dedicata alla bioeconomia BIT II (Bioeconomia in Italia) è stata pubblicata nel 2019 e fornisce una valutazione nazionale e un quadro strategico per la diffusione e lo sviluppo del settore. Esso si basa su tutti i principali settori della produzione primaria (ovvero agricoltura, silvicoltura, pesca e acquacoltura), quelli che lavorano risorse biologiche, come le industrie alimentari e delle bevande, del legno, della cellulosa e della carta insieme alle bioraffinerie, e infine parti dell'industria chimica, biotecnologica, energetica, marina e marittima.

EC JRC 2022

data:  15/12/2022

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Vedi ancheRapporto UE sulle strategie regionali pe...

L'obiettivo principale è raggiungere un aumento del 15% della performance della bioeconomia italiana entro il 2030 attraverso maggiori investimenti in R&I, spin off/start-up, istruzione, formazione e comunicazione, un migliore coordinamento tra parti interessate e politiche regionali, nazionali e dell'UE, una migliore interazione con il pubblico, così come azioni specifiche di sviluppo del mercato.

Nel 2021 la strategia BIT II è stata integrata dal Piano d'azione attuativo (2020-2025). A livello regionale, tutte le regioni italiane hanno almeno un quadro strategico relativo alla bioeconomia. Sei di esse, vale a dire Piemonte, Puglia, Basilicata, Sardegna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, hanno strategie interamente dedicate al settore.

Il recente studio del JRC "Sviluppo della strategia per la bioeconomia nelle regioni dell'UE" mappa i progressi delle regioni dell'UE nel settore. La relazione rientra nell'attività del Centro di conoscenza per la bioeconomia della Commissione europea, gestito dal JRC. I risultati mostrano che 194 regioni dell'UE hanno, o stanno lavorando per, un quadro strategico relativo alla bioeconomia.

Le strategie regionali sulla bioeconomia sono fondamentali per migliorare i mezzi di sussistenza nelle zone rurali e costiere, gestire le risorse naturali in modo sostenibile e sfruttare al meglio le specificità geografiche, climatiche, economiche e politiche delle regioni dell'UE, contribuendo così alla transizione verde ed equa prevista dal Green Deal europeo.