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Come la crisi del Covid-19 impatta sul mercato del lavoro dei paesi più colpiti

In Italia circa il 65% dei lavoratori nei settori chiusi per il coronavirus è pagato poco. In questi settori, il 35% dei lavoratori è poco qualificato, mentre uno su tre ha un contratto di lavoro temporaneo. Inoltre, più di tre lavoratori su dieci nei settori chiusi per la crisi in Italia sono indipendenti. Quasi il 12% degli occupati in Italia lavora in questi settori, nei quali sono compresi hotel, ristoranti e i settori ricreativi in genere.

data:  15/06/2020

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Vedi ancheec.europa.eu/jrc/en/news/crucial-contrib...

Uno studio del JRC pubblicato a fine aprile, in piena emergenza COVID-19, analizza in dettaglio l'impatto previsto sul mercato del lavoro delle misure di contenimento in tre Paesi: oltre all'Italia, Spagna e Germania. Con ogni probabilità, l'impatto maggiore della crisi si concentrerà sui segmenti più vulnerabili della popolazione attiva e sui gruppi meno attrezzati per far fronte alla disoccupazione e alle improvvise perdite di reddito.

La situazione del mercato del lavoro di Italia e Spagna si rivelava particolarmente drammatica nello scenario Covid. Le quote più elevate di occupazione nelle attività di ricettività e di svago si trovano nelle economie dei Paesi attorno al Mediterraneo, alcune delle quali sono state particolarmente colpite dalla pandemia. Inoltre, Spagna e Italia hanno livelli particolarmente elevati di lavoro autonomo o di contratti temporanei, in particolare nei settori chiusi.

Un altro aspetto legato al lavoro nella crisi in corso riguarda l'apporto di lavoratori migranti ai servizi essenziali a garantire la sanità e la sicurezza dei cittadini, nonché il loro accesso ai servizi di base.

Il 20% dei "lavoratori chiave" in Italia durante la crisi sono persone immigrate. Quattro stranieri occupati su 10 lavorano in questi settori considerati essenziali. Le cinque principali categorie sono quelle dei docenti professionisti, i lavoratori agricoli qualificati, i professionisti della scienza e ingegneria, gli operatori della cura personale e gli addetti alle pulizie. La quota di migranti extracomunitari è particolarmente elevata nelle professioni chiave a bassa competenza che sono fondamentali nella lotta contro COVID-19, come gli operatori di assistenza personale nei servizi sanitari, i conducenti, i lavoratori dei trasporti e del deposito, e quelli della trasformazione alimentare. Secondo la Coldiretti, più del 25% del cibo prodotto in Italia si basa sul lavoro di oltre 370.000 lavoratori stranieri con regolari contratti stagionali.