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18/07/2014

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Appello del Vice Presidente Tajani in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo

Questa Commissione europea ha messo l'economia reale, il lavoro, le PMI, al centro dell'agenda politica, come riconosciuto di recente anche dal Primo Ministro greco Samaras.

Non era scontato. Solo qualche anno fa imperava il pensiero dominante di un'Europa post industriale, focalizzata su servizi e finanza. La crisi ci ha mostrato i danni legati a una finanza autoreferenziale e senza regole e, la fragilità di economie prive di una solida base industriale.

Abbiamo aperto gli occhi: senza industria non si cresce e non si crea lavoro. Buona parte delle nostre esportazioni, dell'occupazione, della ricchezza, dipendono dall'industria. Senza radici profonde nel manifatturiero, anche l'economia dei servizi s'inaridisce. E' dal processo industriale che nasce la maggior parte dell'innovazione.

In questa nuova visione europea di centralità dell'industria si guarda al futuro: non vecchie ciminiere inquinanti, ma una produzione moderna, con in primo piano qualità, sostenibilità e nuove tecnologie. In un sistema dove servizi, finanza e manifattura, lungi dall'essere contrapposti, sono indissolubilmente legati.

La crisi ha accelerato il declino industriale per cui abbiamo perso 4 milioni di posti e 350 miliardi d'investimenti, scivolando al record storico di solo il 15% di PIL legato al manifatturiero. Per questo la Commissione ha adottato la strategia "Per un Rinascimento Industriale Europeo" che punta a riportare il PIL del manifatturiero al 20% entro il 2020, partendo da innovazione e formazione, anima e cuore pulsante della nuova rivoluzione industriale. Solo con più investimenti in innovazione industriale l'Europa può dare vere risposte ai problemi di crescita, occupazione, scarsità delle risorse, surriscaldamento, che abbiamo davanti.

Dobbiamo continuare a lavorare pe completare il mercato interno, con un piano d'infrastrutture di rete moderne e l'eliminazione delle barriere tecniche e legislative residue. Questo è tanto più importante in settori quali il credito e l'energia, dove un vero mercato europeo potrebbe ridurre i costi.

Per la prima volta anche l'industria ha un bilancio: quasi 1/6 delle risorse comunitarie da qui al 2020 sono destinate a competitività industriale e accesso al credito. Con i cofinanziamenti privati e pubblici e i prestiti della Banca Europea d'Investimento possiamo mobilizzare fino a 1000 miliardi.

La prima forza dell'Europa sono i tanti milioni d'imprenditori mossi da un sogno, da un'idea da realizzare. Questa linfa vitale della nostra società non va ostacolata. Per questo abbiamo avviato un processo di semplificazione legislativa e burocratica, applicando il test di competitività su ogni nuova proposta.

Anche gli Stati devono fare la loro parte. Come abbiamo fatto per i ritardi di pagamento, chiederemmo alle amministrazioni il rilascio delle licenze in 30 giorni, l'avviamento di un'impresa in 3 giorni con 100 euro e, la riduzione dei tempi giudiziari.

Dobbiamo anche puntare, senza ingenuità, su accordi di libero scambio che garantiscano un accesso effettivo, a parità di condizioni, delle nostre imprese ai mercati, a cominciare da quello con gli Stati Uniti.

Siamo la prima potenza economica, industriale e commerciale al mondo. Questo, insieme al nostro saper fare e alla qualità dei nostri prodotti, rappresenta una grande forza che va fatta valere, con una diplomazia economica essenziale anche a quella politica. A fronte dei nuovi attori globali, quali Cina, India o Brasile, nessuno Stato europeo è abbastanza ricco o popolato per pesare davvero. Per garantire gli interessi della nostra industria, a cominciare da un accesso alle materie prime e all'energia sicuro e a prezzi concorrenziali, dobbiamo parlare con una voce sola. Per questo, dal 2011 ho guidato molte missioni per la crescita con imprese europee promuovendo opportunità economiche e accordi di cooperazione.

Ben 17 governi Ue stanno sostenendo l'azione della Commissione, con l'iniziativa degli “Amici dell’industria”, per l'attuazione di un'agenda ambiziosa al Vertice del 20 e 21 marzo, il primo dedicato all'industria da oltre trent'anni.

Molto positivo anche l'appello delle Confindustrie italiane e tedesche al Consiglio europeo per il rilancio dell'industria, che chiedono di mettere la competitività industriale al centro del nuovo pacchetto energia e clima 2030.

Il mio forte auspicio è che questo Vertice non sia un'occasione persa. I leader europei non devono limitarsi a enunciazioni di principio, ma garantire vera coerenza delle politiche su mercato interno, concorrenza, commercio, ricerca, infrastrutture, energia, ambiente, o educazione, con l'obiettivo della reindustrializzazione.

Accanto al Patto Fiscale va, dunque, delineato un Patto per l'Industria, con un Consiglio competitività che pesi quanto il Consiglio Ecofin.

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Ultimo aggiornamento: 18/07/2014 |  Inizio pagina